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Intervista: OF THE MUSES



Come spesso facciamo, prendiamo uno stralcio della nostra recensione riguardante l'artista o la band che portiamo su queste pagine anche con una intervista, cercando di presentare un minimo di chi stiamo parlando, soprattutto se parliamo di una nuova realtà, come in questo caso:
"Of The Muses è il progetto solista di Cristina Rombi, una cantante non prettamente nuova nel panorama underground italiano, in quanto l'abbiamo già vista in band come Wallacha e Simulacro. Adesso per lei è venuto il momento di esprimere se stessa in toto, e infatti questo "Senhal" la vede come unica protagonista, songwriter e polistrumentista".
Adesso parla Cristina., che ha realizzato forse uno dei dischi più belli degli ultimi anni, parlando genericamente sia di rock che di metal! Buona lettura.

1 - Ciao e benvenuta sulle pagine virtuali di Hot Music Zine, Cristina! Vogliamo parlare di "Senhal" in generale, magari partendo dal significato del titolo?
Ciao a tutti! Grazie per lo spazio che mi dedicate. Il titolo di Senhal, il primo disco a nome Of the Muses, é mutuato dalla poesia trobadorica (ci troviamo quindi nel territorio Occitano della Francia, durante il periodo Medievale); é una figura retorica, che consiste nell’utilizzare una sorta di appellativo in luogo dell’effettivo nome della persona amata o comunque di elementi che possano rivelarne l’identità. Ho scelto questo titolo perché i testi del disco descrivono una situazione in cui mi sono trovata personalmente, che, per varie ragioni, mi é stato necessario metabolizzare in solitudine e in segreto.

2 - Per la prima volta se non sbaglio ti presenti con una one man band, come mai questa scelta?
Hai ragione, é un’esperienza del tutto nuova per me. Si tratta di una scelta dettata da molteplici fattori; mi é capitato di collaborare con altri musicisti in passato e cercare di dar vita a vere e proprie band, ma, per diversi motivi, non sono mai riuscita a far funzionare le cose. Un po’ perché ho sempre avuto idee molto chiare che non necessariamente rispecchiavano quelle di chi mi stava intorno, un po’ perché sono troppo introversa e solitaria per lavorare bene in gruppo. Si creavano quindi delle situazioni in cui cercavo di coinvolgere delle persone per suonare i pezzi che scrivevo, ma poi finivo per trovarmi a disagio nel ruolo di “coordinatrice”, e la cosa andava a rotoli. Direi che é stato un bene, in un certo senso. Insomma, per lungo tempo l’idea di fare tutto da sola non mi ha mai neppure sfiorato la mente, perché non ho mai creduto troppo nelle mie capacità. Mi sono sforzata di farlo dopo essermi ritrovata in un frangente in cui avevo davvero tanto bisogno della musica come valvola di sfogo.

3 - Cosa rappresenta per te questo album, un nuovo punto di partenza o di arrivo?
In un certo senso, entrambi. Un punto di arrivo, perché ha avuto una gestazione lunghissima, se si pensa che il brano più datato della tracklist risale addirittura al 2012. Un punto di partenza, perché l’idea é quella di continuare il discorso intrapreso nel primo disco senza però ripetere quanto già fatto. Diciamo che la familiarità che sento nei confronti del black metal ha alleggerito il carico di pressione che normalmente avrei avvertito nel fare un disco solista, quindi queste sonorità hanno avuto la loro importanza in un momento particolare della mia esistenza, ma non é mia intenzione rimanervi aggrappata. Ho imparato tanto anche dai miei errori e in futuro mi piacerebbe mettere a frutto questa consapevolezza e scrivere musica che rispecchi il momento presente così come Senhal ha rispecchiato il periodo della mia vita in cui ha preso forma.

4 - Vogliamo parlare dell'artwork di copertina, magari analizzandolo nello specifico?
Certo! L’artwork é opera di una cara amica statunitense che utilizza lo pseudonimo Prose Metal. Desideravo lavorare con lei perché mi fido, le voglio molto bene e perché abbiamo davvero molto in comune in fatto di personalità e vedute. Volevo un’immagine di copertina che rappresentasse l’amore tra due persone, e, conoscendo sia lei che il partner e trovandoli una coppia bellissima, ho proposto l’utilizzo di una foto delle loro mani intrecciate. A questo si é aggiunto, in maniera del tutto casuale e non pianificata, il giglio, un fiore con cui entrambe abbiamo un legame molto forte; io personalmente lo associo alla purezza dei sentimenti, quindi mi é sembrata subito un’aggiunta calzante. Abbiamo poi cercato di rendere il tutto un po’ più caotico, perché, del resto, i pezzi del disco in un certo senso lo sono (così come l’amore in sé), e quindi da lì é nata l’idea degli schizzi di vernice.


5 - Quali sono le tue influenze musicali e che importanza hanno avuto per la realizzazione di "Senhal"?
Le mie influenze musicali sono abbastanza eclettiche, come i miei ascolti in generale. Per me é normalissimo passare da Blut aus Nord alla trap o al reggaeton. In questo caso, principalmente mi interessava creare un disco che suonasse come un omaggio al black metal ma anche interpretare questo genere a modo mio, il che significa sicuramente contaminazione con vari sound diversi. Quindi non dico che ci siano influenze trap, ma di sicuro in certi passaggi emerge un po’ di più l’amore per il gothic doom, o quello per la musica darkwave o anche lo shoegaze di band come Chapterhouse e Ride.

6 - Che tematiche affrontano i testi delle tue canzoni di solito? Ed è cambiato qualcosa in questo album?
I testi di Senhal parlano di amore e di come possa darti la forza di fronteggiare anche le circostanze più avvilenti, pur nell’incertezza del veder realizzati i tuoi sogni. Questo é sicuramente stato un fil rouge che ha sempre percorso le mie creazioni, anche quelle che non ho mai condiviso con le altre persone. In un certo senso, direi che le cose stanno già cambiando, perché i nuovi brani che sto scrivendo vertono su un concetto un po’ diverso d’amore, ma soprattutto sull’elaborazione del lutto, la malattia terminale e lo scendere a patti con la realtà della morte.

7 - "Senhal" è stato accostato alla corrente shiegaze e blackgaze, oltre che al depressive black metal. Se d'accordo?
L’essere accostata alla scena blackgaze non é di certo una cosa che mi turba, anche se personalmente non é una parola che userei per descrivere il disco di cui parliamo. Sicuramente l’influenza shoegaze é presente, ma discende, come ho detto poco fa, dall’origine, non tanto dai gruppi blackgaze contemporanei. Penso anche che il blackgaze sia un sottogenere molto più “elegante" rispetto a ciò che si può ascoltare su Senhal, che, a mio parere suona più grezzo e meno disciplinato. Allo stesso tempo, é un tipo di sound che secondo me ti mette davanti molti paletti, ormai é codificato in formule molto specifiche e io non mi trovo a mio agio con i limiti. Ecco, invece il DSBM é qualcosa in cui non mi sono mai rispecchiata. Non perché io non sappia cosa sia la depressione, ANZI, ci convivo praticamente da quando ero bambina. Non mi é mai andata a genio però l’idea che potesse definire e plasmare un intero genere musicale, mi sembra un modo molto puerile di approcciare la questione e che mi suscita molti dubbi sull’onestà intellettuale e artistica delle band interessate. Però capisco che il “cantato" impiegato su questo disco possa riportare alla mente lo stile che siamo abituati ad associare al Depressive, anche se non é stata una cosa voluta, é semplicemente successo.

8 - Se dovessi convincere un nuovo ascoltatore a scegliere la tua musica e a scoprirla, come cercheresti di convincerlo?
Questa é una domanda davvero difficile! Sono troppo sensibile al rifiuto per cercare di convincere qualcuno. Magari mi limiterei a descrivere il sound del disco come una sorta di interpretazione romantica e nostalgica del black metal di tanti anni fa, con testi che trattano di temi tutto sommato ancora abbastanza inusuali per il genere come amore, sentimenti e desiderio. Però credo funzionerebbe solo con persone di larghe vedute e senza troppi pregiudizi!

9 - Farai dei live di supporto all'album, e in caso affermativo, chi ti accompagnerà sul palco?
Non credo questo accadrà per Senhal, sono aspetti che é necessario pianificare con largo anticipo e questa pianificazione sicuramente non c’é stata, anche perché io stessa non saprei da dove cominciare. Amerei portare OtM sul palco, sarebbe difficile dal punto di vista logistico e organizzativo ma sicuramente, dovesse presentarsi l’occasione, la coglierò.

10 - A te le ultime parole. Un saluto!
Ancora grazie per la chiacchierata e le belle parole spese su Senhal. Spero avremo occasione di scambiare ancora due parole in futuro!


Intervista a cura di Sonia Wild

Links:

– MY KINGDOM MUSIC: https://linktr.ee/mykingdommusic
– OF THE MUSES: https://www.facebook.com/ofthemuses

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