ÁRSTÍÐIR LÍFSINS "Aldrlok" (Recensione)
Full-length, Ván Records
(2024)
Non so se sia il freddo, se sia la distanza dagli altri paesi, se siano le antiche radici vichinghe ma ogni volta che arriva qualche artista dall’Islanda, in qualunque campo, si può essere sicuri che si avrà a che fare con un prodotto originale e dal forte impatto. Non fanno eccezione questi Árstíðir Lífsins, band attiva dal 2010 e che con “Aldrlok” giungono a quota sei dischi. Ogni loro lavoro è sempre stato di altissimo livello qualitativo e questo nuovo capitolo non fa che confermare le indubbie qualità del combo, che ora si divide tra Islanda e Germania e che vede al suo interno membri di Helrunar e Carpe Noctem.
Lo stile del combo è sempre stato un mix, riuscitissimo, di folk e viking black metal. Ma non il folk allegro e pecoreccio; qui si va proprio alla radice originaria di folk inteso come popolo, per cui troveremo strumenti tradizionali e tanti cori che si alternano con sferzate black metal veramente devastanti, il tutto arricchito da una malinconia di fondo che dona a “Aldrlok” (e a tutti i loro lavori) un’aura di decadenza difficile da trovare in gruppi simili. Ovviamente, ça va sans dire, l’intero disco è cantato in islandese antico e, come i lavori precedenti, ruota intorno a quel mito nordico (in questo caso, credo, intorno al Raganrok).
Fin dall’opener “Hvítir hjǫrvar Heimdalls aldraðra fjallgylða” ci si trova immersi in nel gelo della terra dei ghiacci e si viene trasportati in un tempo lontano, accompagnati dalla voce di Marsél, che col suo tono baritonale potrebbe ricordare il Burzum degli ultimi lavori. Ma le affinità col conte finiscono qui. Altri termini di paragone potrebbero essere Wardruna (per quanto riguarda l’uso degli strumenti tradizionali) e gli Enslaved pre-svolta prog (diciamo quel di “Eld” e “Blodhemn”). Ma anche in questi casi, sarebbe riduttivo ricondurli a qualcun altro. Brani come “Er faðir kulda ok myrkrs hopar fyrir endalausum vegi Ránar” o “Nú er lengstu miskunndir dalreyðar ná hátindi” (giusto per citarne due ma il discorso vale per ogni canzone), con i loro approcci diversi ma in un certo modo paralleli, sono veri e propri viaggi nel tempo e non possono né devono essere ricondotti a qualche altro gruppo.
Gli Árstíðir Lífsins, da sempre, hanno mostrato un’attitudine e una coerenza invidiabile nel fare quello che fanno ed è un vero peccato che non abbiano ancora ricevuto i riconoscimenti che meritano. Mi auguro che con questo ennesimo capolavoro le Norne tessano favorevolmente il destino di questi discepoli, perché davvero lo meritano.
Recensore: Marco "Wolf" Lauro
Voto: 10/10
Tracklist:
1. Hvítir hjǫrvar Heimdalls aldraðra fjallgylða
2. Stormr, hvítundit grand grundar gjálfrs
3. Er faðir kulda ok myrkrs hopar fyrir endalausum vegi Ránar
4. Eftir bjartlogar hróts hreggs kveikja ógnarstríðan úlf storðar í grasinu
5. Nú er lengstu miskunndir dalreyðar ná hátindi
6. Nauð greyprs élreka
7. Ek sneri aftr til golfhǫlkvis fleygra sárelda heiftar
8. Fyrsta fǫnnin fellr úr hátunnu regns
9. Ofsaveðrsgnýr ber auma bústaði
Line up:
Árni - Drums, Strings, Vocals
Stefán - Bass, Guitars, Vocals
Marsél - Narration, Vocals
Links:
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