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Intervista ai LUNARSEA


I Lunarsea dopo quattro album e una carriera ventennale alle spalle possono essere considerati dei veterani della scena melodic death italiana, anche se è dal 2019, ovvero con l'uscita dell'apprezzato "Erathling/Terrestre", che non pubblicano nuovo materiale. Parliamo di diverse cose con Fabiano Romagnoli (Chitarrista/Tastierista e fondatore della band,in essere dal 2003). Buona lettura.

01. Ciao, parlateci del vostro album, "Earthling/Terrestre". A distanza di qualche anno, come pensate sia andato in generale?
Sapevamo di avere tra le mani un disco pregevole, frutto di una meticolosa pre-produzione di oltre un anno. Ma nessuno poteva immaginarsi dove ci avrebbe portato. E’ stato il disco che ha cambiato la percezione da parte degli addetti ai lavori sui LUNARSEA. Grazie ad “Earthling/Terrestre” si sono aperte tante porte e ci stiamo togliendo e continuiamo a toglierci diverse soddisfazioni. E’ un disco in cui tutto si è incastrato alla perfezione. L’intera narrativa dietro al disco ha funzionato. Abbiamo osato in alcuni passaggi, sia in fase di scrittura, sia in fase di arrangiamenti. E’ il primo disco in cui abbiamo sviluppato quasi ogni canzone in diverse tonalità, e questo ci ha permesso di poter spaziare in universi musicali inesplorati. Siamo molto orgogliosi di aver centrato l'obbiettivo. Se devo consigliare un disco che rappresenti al meglio la band, è sicuramente “Earthling/Terrestre". E’ un melting pot dei nostri migliori selling point. Mentre i precedenti album, avevano ognuno una matrice di base ben definita, dal power metal di Hydrodynamic Wave, al melodic death metal di Route Code Selector, al death/black di Hundred Light Years ma senza rischiare più di tanto, in “Earthling” puoi trovare il meglio della nostra discografica. E’ un disco che definirei “one shot”. Puoi ascoltarlo tutto di un fiato e nonostante abbia una durata di 50 minuti, non stanca. E’ il disco che sognavamo di realizzare prima o poi.

02. "Earthling/Terrestre" è un album di base melodic death metal rock, ma presenta una maturità notevole e suona come fresco ed originale. Qual è il vostro segreto?
Ci sono alcune cose che accadono e basta. Possiamo controllare il 70% di ciò che ci accade nella vita in qualsiasi ambito, mentre dobbiamo mettere in conto che ci capiterà un 30% che sarà al di fuori del nostro controllo. Non c'è un segreto in fase di scrittura. Si inizia il processo e man mano che si sviluppa, cerchi di capire quale sarà la strada da intraprendere. Ricordo che la prima canzone che composi e feci sentire al resto della band fu “In expectance”. Da lì, si iniziò a capire e comprendere come sarebbe dovuto essere sviluppato il resto del disco. Ma il tutto avvenne in modo naturale, senza forzature. Cerchiamo sempre di iniziare/chiudere il discorso di produzione in un tempo ben definito. Credo questo sia uno dei nostri “segreti” se vogliamo definirlo tale. Non scriviamo canzoni random nel tempo, ma scriviamo un mare di riff. Quando decidiamo che è il momento di comporre le canzoni, apriamo il progetto e cerchiamo di incastrare il tutto per far nascere una canzone. Sono rimasto molto sorpreso nel scoprire che questo modus operandi è lo stesso adottato dagli In Flames, senza saperlo. Ebbi occasione di incontrarli e di potergli fare alcune domande e anche loro mi dissero che non scrivono mai in tournee. Quando decidono di comporre un disco, switchano la mente e si dedicano 24 ore alla scrittura. In questo modo, ogni disco presenta una sua anima, figlia anche del momento di vita di ognuno di noi in quel momento. Non dico che sia il modo ottimale o giusto, ma nel nostro caso funziona.

03. Come è nata la collaborazione con Rock On Agency?
Il nostro rapporto con la Rock On Agency nasce circa 10 anni fa. Sono prima di tutto amici. Siamo stati con loro tantissimi anni fa, poi ci siamo allontanati, e siamo tornati. Abbiamo diversi collaboratori esterni al momento. Ci definiamo una piccola azienda ormai. Oltre ai musicisti, ci sono fonici, addetti all’immagine, al marketing, alle produzioni dal vivo che ci aiutano a 360 gradi nel nostro percorso, tutti uniti dalla passione per la band e non dai loro tornaconti personali. E siamo molto orgogliosi nell'aver creato questo piccolo mondo. Chiunque ha una band, sa quanto è difficile portarla avanti tra mille difficoltà. Il mondo della musica e’ un far west, difficile, con rapporti umani non sempre facili da gestire, bisogna far fronte anche agli impegni di vita quotidiana di ognuno e di lavoro che tolgono molto tempo ed energie. Siamo contenti che ognuno che ruota intorno ai Lunarsea, sia interno che esterno, trovi piacere e gusto nel dedicarsi e portare avanti il progetto, anche a costo di sacrificare il tempo libero e le ferie per dedicarsi alla band. Non è una cosa scontata e la apprezziamo tantissimo.
Siamo consci che questi momenti non dureranno in eterno, cerchiamo di viverli al massimo, di goderceli, perchè ci arricchiscono professionalmente/umanamente e magari non capiteranno negli anni a venire.

04. State per caso componendo qualcosa di nuovo e come pensate che suonerà?
Dopo la pubblicazione di “Earthling” ci siamo ritrovati con date e festival importanti programmati.
Ci fu il lockdown, ma continuavano ad arrivare proposte ed occasioni perchè ancora non si sapeva quanto sarebbe durato il lockdown, o meglio, si pensava che una volta passati quei 2 mesi di chiusura, tutto sarebbe tornato operativo al 100%. Quindi la macchina promozionale era attiva anche durante il lockdown. Poi venne la doccia fredda, e passammo un periodo di grande sconforto, consci di avere tra le mani un gran disco, che stava pian piano invecchiando. Avevamo cominciato a vedere tutto nero e c’era del malumore interno, perchè vedevamo che le cose non ingranavano. E abbiamo iniziato a comporre nuovo materiale. Quando si è rimessa in moto la macchina organizzativa, ci siamo resi conto che iniziavano ad arrivarci proposte di esibizioni/festival e tour molto importanti. Nessuno di noi se lo aspettava. E lì abbiamo detto “Attenzione, finalmente sta’ accadendo”. Negli ultimi 3 anni abbiamo vissuto quello che io in primis sognavo di vivere con la band dagli albori. Quando siamo lì a comporre nuova musica con una lacrima che ti scende per aver sprecato un altro album e non aver avuto modo di dargli il giusto tributo live e cominciano ad arrivarti inviti ad esibirti, anche dall’altra parte del mondo, con trasferimenti, vitto e alloggio pagati più il cachet, ti cambia totalmente la percezione di cio’ che stai facendo. Abbiamo messo in stand-by la pubblicazione del nuovo materiale (per goderci cio’ che crediamo di meritare dopo tutto il sangue buttato) che era prevista per quest'anno, e rilasceremo il nuovo album il prossimo anno, con importanti novità, anche lato collaborazioni.



05. Parliamo un po' dell'aspetto lirico di questo album, che sembra essere abbastanza interessante...E' un concept?
E’ un concept con tematiche Sci-Fi in cui per la prima volta abbiamo utilizzato anche la lingua italiana ed etrusca. In un mondo musicale attuale in cui si usano principalmente tematiche usa e getta “spotify addicted”,spesso scollegate da canzone a canzone, i Lunarsea sono sempre andati contro tendenza, offrendo ai fruitori della nostra musica, un vero e proprio viaggio antropico per tutta la durata del disco.
Tutto ha funzionato nel migliore dei modi in “Earthling”. Dalla musica, alle liriche, all’immagine, alla copertina, al mood generale.

06. Credete che nel 2024 finalmente il metal italiano abbia il suo giusto riconoscimento? E in caso contrario, cosa pensate che manchi alla nostra Nazione rispetto ad altre a livello musicale?
Ho una mia teoria su questo aspetto. Parto dal presupposto che la musica è un linguaggio universale, non ha confini, ciò che viene scritto sullo spartito può essere letto e suonato da qualsiasi parte del mondo e da chiunque senza possibilità di essere frainteso o di avere diverse interpretazioni. L’alibi della musica diversificata per “nazionalità” secondo me è in parte una bella storiella raccontata dai promoters ed addetti al settore che negli anni 90/00 cercavano le nuove galline dalle uova doro. E da lì, un po’ anche noi siamo caduti nel tranello di considerare i sottogeneri metal divisi per nazionalità e appartenenza geografica. Quindi se suoni death metal e vieni dalla Scandinavia, allora sei più “IN” perchè è lì’ che è nato il genere. Se suoni power metal e vieni dalla Germania, sei considerato diversamente da chi lo suona in spagna. Io non facevo eccezione. Da ragazzo, se avevo sotto mano una band MDM svedese e un'altra che proveniva non so, una nazione a caso, dalla Nuova Zelanda, partivo già in qualche modo prevenuto nell'ascolto, perchè davo per scontato che “Sicuramente la band svedese era meglio di quella neozelandese ” per partito preso. La fortuna di alcuni di questi generi e’ stata quella di aver sfornato delle band che sono diventati i capisaldi del genere ed hanno fatto da apripista, ma di cui non c’entra molto la nazionalità o la cultura. E il solo fatto che avevi una band che faceva un genere in una nazione in cui era nata un band “famosa”, ti apriva innumerevoli strade, ti agevolava. Sono nati gli In Flames, i Soilwork, i Dark Tranquilliy e da quel momento, visto che portavano soldi un po’ a tutti, si è cercato di andare a scovare altre band di quelle nazionalità che suonavano lo stesso genere, facendo credere che “MDM from sweden is better than Italian MDM”. Perchè portavano più soldi. Ci sono band valide MDM in Svezia, così come ci sono band non valide. Il fattore nazionalità può influenzare per una questione di percentuali delle band che possono permettersi di intraprendere l’attività di musicista e poter vivere di questo. Se hai una nazione in cui puoi accedere a fondi statali, culturali per avviare la tua band, ovviamente ti ritrovi 100 band che provano a fare questo di mestiere. In nazioni in cui questo non è contemplato o è molto difficile superare la burocrazia e devi fare tutto di tasca tua, di quelle 100 ne ritrovi 5, e per un gioco di percentuali, parti svantaggiato. Ma questo esula dalla terra in cui sei nato. E’ un discorso politico e potremmo aprirci un capitolo a parte. In Italia abbiamo sempre avuto innumerevoli band validissime per tutti i sottogeneri del metal, sempre. Ma che hanno sempre patito questo fatto di non essere mai presi in considerazione troppo sul serio perchè visti come “cloni” della band apripista del genere e per il fatto che non si sono formati in quella nazionalità. Le cose ora stanno cambiando. E sai perchè? Perchè anche in Italia è uscita fuori una band che ha raggiunto un livello di fama mondiale che nessuno poteva aspettarsi, in quanto italiana. E sono i Fleshgod Apocalypse. Da quando ci sono loro, e grazie a loro, ho la sensazione che gli addetti al settore, i promoter, le etichette etc, hanno finalmente iniziato a prendere più sul serio la scena italiana (per altro sempre esistita). Nel nostro piccolo, anche noi ne stiamo in qualche modo giovando per una minima percentuale. Ho il sentore che le band italiane non siano più viste come una seconda scelta, l’Italia ha sfornato una delle più famose band di metal estremo degli ultimi 10 anni, quindi “ehi, quindi anche in Italia si suona metal estremo? Figo, informiamoci e ascoltiamo anche altre band!” Ed ecco che loro hanno fatto da apripista per altre band. Basta fare una piccola indagine e rendersi conto che ultimamente il numero di band italiane presenti all'estero, nei festival, in tournee, e quasi raddoppiata. Non c’è più il “limite” della nazionalità. Come non c’è mai stato, ma serviva qualcuno che aprisse le frontiere per tutti. Fleshgod Apocalypse, come i Lacuna Coil, come i Rhapsody, etc etc.

07. Quali sono le band che più vi hanno influenzato e quelle che ancora vi influenzano?
Personalmente sono sempre stato un appassionato dei guitar hero alla Petrucci, Moore, Satriani, Vai, etc. Del filone progressive anni 90,del power metal teutonico ed ovviamente della scena MDM ma a livello globale.

08. Abbiamo finito, lasciate un ultimo messaggio ai nostri lettori!
Grazie per l’intervista e complimenti per la passione che mettete nel portare avanti il vostro lavoro.
Stay Lunar.


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