TSATTHOGGUA "We Are God" (Recensione)
Questo sembra essere l'anno dei ritorni. Dopo Mutiilation e Burzum, tornano a farsi sentire anche gli Tsatthoggua, assenti dalle scene dal 1998! E che ritorno hanno fatto! Un disco brutalissimo, un mix di Impaled Nazarene e Marduk in salsa sadomaso (come testimoniato dalla sobrissima copertina). Prodotti nuovamente dalla Osmose (come anni fa), il nostro quartetto ha come scopo unico quello di annichilire l'ascoltatore, come i Marduk hanno insegnato a fare con "Panzer Division Marduk". I tedeschi hanno fatto propria ed attualizzato la lezione impartita dalla band di Morgan, riuscendo ad essere ancora più convincenti degli originali.
Le prime due tracce sono assalti all'arma bianca, due schiacciasassi che asfaltano l'ascoltatore. Ma uno dei brani migliori del lotto si trova in terza posizione e risponde al titolo "The Doom-Scrawl of Taran-Ish", un brano che al consueto assalto affianca un refrain rallentato ed epico, su cui sarà impossibile non fare headbanging, ovunque ci trovi. È poi la volta di "I Drive My Dogs (to Thule)", il brano più lungo del disco (poco più di sette minuti), che concede un po' di respiro all'ascoltatore, grazie al suo incedere marziale (e qui l'influenza mardukiana è quella di dischi come "Rom 5:12"), che lentamente lascia il posto ad un midtempo molto trascinante che sfocia poi in un nuovo assalto frontale.
Su questo brano bisogna fare tanto di cappello a Nar Marratuk, bravissimo nel gestire le diverse anime del brano. Se le due tracce precedenti sono tra le migliori del disco, "True Black Love", invece, segna, per me, un mezzo passo falso, risultando troppo derivativa e poco accattivante o coinvolgente. Fortunatamente la band torna subito sui binari con la successiva "No Paradise For The Human Sheep", un titolo un programma. "Gloria Ectasia" è un'altra canzone che non mi ha convinto del tutto: non è brutta ma non riesce a cogliere completamente nel segno. Si arriva poi alla title track e qui ci troviamo di fronte ad un altro pezzo spettacolare, con un ritornello che vi troverete a cantare anche contro la vostra volontà .
La conclusiva "Pechmarie", introdotta dal fischiettare di qualcuno che cammina, è un brano che, nel ritornello, rimanda fin troppo a "Be All End All" degli Anthrax (sono proprio gli stessi accordi...provate a cantarci il ritornello degli americani e ve ne renderete conto) ma la cosa funziona benissimo. Per cui, al netto di un paio di canzoni un po' meno ispirate, il ritorno (inaspettato) degli Tsatthoggua si segnala come uno dei migliori di questa prima metà di anno.
Recensione a cura di Marco "Wolf" Lauro
Voto: 8,5/10
Tracklist:
1. Master Morality
2. Vorwärts Vernichter
3. The Doom-Scrawl of Taran-Ish
4. I Drive My Dogs (to Thule)
5. True Black Love
6. No Paradise for Human Sheep
7. Gloria Extasia
8. We Are God
9. Pechmarie
Line-up:
False Prophet - Bass
Lightning Bolt - Drums
Nar Marratuk - Guitars
Northwind - Vocals
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