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QAALM "Resilience & Despair" (Recensione)


Full-length, Trepanation Recordings
(2024)

Adesso tenterò un esercizio di stile: a me il Doom Metal non piace affatto, perché associo in automatico la musica Metal con la velocità d'esecuzione. Figuratevi quando si sconfina, come in questo caso, nel Funeral Doom, variante ancor più rallentata, dilatata, rarefatta e pachidermica. Comprendo però di trovarmi dinanzi ad un lavoro, questo dei Qaalm, davvero ben riuscito, qui dovrò cercare di gestire al meglio gusto soggettivo e valutazione oggettiva. Non è detto che io riesca nell'impresa!

Il Doom Metal forse origina da prima del Metal stesso, se lo vogliamo far risalire ai Black Sabbath di "Master of Reality" del 1971 (una vera pietra miliare per tutto quel che sarebbe scaturito dopo!) o "Vol. 4" dell'anno successivo. Non credo che l'Heavy Metal nasca con i Black Sabbath, quindi tanto meno una sua variante successiva, ma capisco bene da dove nasce l'equivoco. Immaginate una via maestra, un tronco d'albero, che chiamiamo Heavy Metal: da qui staccate un ramo di sviluppo, che va avanti in parallelo e che esaspera la velocità d'esecuzione, e lo chiamiamo Speed Metal. Da questo ramo possiamo benissimo far derivare una biforcazione ulteriore: da una parte il Thrash Metal, che eredita classi, ehm, tecniche, dall'hardcore punk, dall'altra il Power Metal, che sviluppa la melodia vocale e gli arrangiamenti sinfonici. Staccate adesso un ramo a partire dal Thrash Metal, che chiameremo Death Metal, che aumenta ancora di più il passo e implementa lato suo la voce distorta in growl. Ad un certo punto, più o meno a fine anni '90, abbiamo un ramo di "merge", in cui si fondono i rami Death Metal e Power Metal, e avrete "Hatebreeder" dei Children of Bodom.

Ad un certo punto, poi, il ramo Death Metal farà un'altra "merge" nel ramo principale Heavy Metal e avremo, che so?, gli Unleash The Archers! E questa è una semplificazione proprio per sommi capi, perché le diramazioni, i cross-over interni o esterni al Metal e le integrazioni negli stilemi pre-esistenti sono innumerevoli e tenerne traccia in questo modo diventa un lavoro di versionamento per nulla banale! Ma quindi il Doom Metal? Bene, staccate un altro ramo di sviluppo dall'Heavy Metal principale, e - non è corretto, ma rende l'idea - mandatene la direzione al contrario: se tutti i rami proseguono nel verso da veloce a più veloce, quest'ultimo ramo va da veloce a meno veloce.

Se andate a ritroso in questo modo, vi ritroverete dal 1980 al 1975 e a breve nel 1971, con quei Black Sabbath che finiranno allineati al vostro ramo di contro-sviluppo, in una situazione dove Tony Iommi e Ozzy Osbourne ancora non conoscono il Punk, perché non esiste, e voi avrete sfilato l'influenza punk dal vostro percorso per soddisfare l'esigenza di frenare e rallentare. In pratica, i Black Sabbath vanno in avanti, voi indietro, e vi ritrovate fianco a fianco per un istante, ciascuno per la sua strada, e potete farvi pure "ciao ciao" con la manina! Ma poi c'è il Funeral Doom, che spinge con ancor più forza il freno, secondo un'operazione di estremizzazione opposta a quella tipica per accelerazione: e qui arriviamo ai nostri Qaalm! Quattro brani, più di un'ora di album, quindi potete ben immaginare a quale supplizio ci condanna questa band di Los Angeles! Eppure, pur non sopportando questo stile, supporto questo album, dove tutto si incastra alla perfezione! Voce ora in growl, ora in scream, ora pulita e malinconica: non importa in quale timbrica ci troviamo, la resa è sempre notevole! I riff si dilatano a dismisura, e se la noia che provo io è direttamente proporzionale all'esaltazione dell'appassionato di simili sonorità, allora qui si rasenta l'eccellenza!

E' un discorso analogo all'altro capolavoro del genere, "Lament" degli australiani Abyssmal Sorrow del 2008: lì eravamo molto più orientati verso un Black Metal d'umore deflesso (s)finito su un oceano di riff riverberati all'infinito. Quando lo ascoltai, capii che la noia suprema che provavo io era indice di un supremo capolavoro per il genere! Quindi, mi trovo a dover, per la prima volta, risolvere un conflitto fra il voto personale, che sarebbe un 50, e il voto oggettivo, ovvero 90: quanto vale la media? Bravi, promossi in matematica!

Recensore: LV-426
Voto: 7/10

Tracklist:

1. Reflections Doubt 
2. Existence Asunder 
3. Cosmic Descent 
4. Lurking Death

Line-up:
David Huet - Bass
Dave Ferrara - Drums
Henry Derek Elis - Guitars (lead), Vocals
Brock Elmore - Guitars, Vocals
Pete Majors - Vocals (lead)

Links:
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