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SFREGIO "Malmignotta" (Recensione)


Full-length, Nadir Music
(2024)

Va bene, lo ammetto, non sono proprio un boy-scout, però il turpiloquio in generale non mi piace, non lo uso mai e mal lo sopporto nei testi dei brani che ascolto. Voi direte: “ma guarda un po’ questo fighetto! Ma cosa ascolti di solito? Le canzoncine dello Zecchino d’Oro?” e invece no, sono un grezzone che si trastulla i timpani a suon di Black Metal e Slam Brutal Death, quindi! Tenendo conto che dopo aver letto i testi dell’album “Profound Blasphemous Proclamation” dei Typhus, del 2005, mi sento ormai vaccinato contro ogni infezione di cattivo gusto, quindi metto da parte i vari francesismi che infiocchettano questo album degli Sfregio e andiamo avanti! Già una roba che mi parte con quel precisissimo e velocissimo D-beat, mi ha subito suscitato un fremito di approvazione! 

La produzione è davvero incisiva: i suoni sono fantastici, aggressivi e belli compatti, con ottime timbriche assegnate a tutti gli strumenti. Quindi questo primo esame lo considero passato a pieni voti! Riffing davvero notevole: si sente l’ovvia influenza hardcore punk, che poi, se suoni qualcosa che ruota attorno al Thrash Metal, è pressoché inevitabile! E qui di Thrash Metal se ne sente anche parecchio, ma anche di Speed Metal, altro genere che adoro, con plettrata alternata a corda stoppata sui sedicesimi, sempre eseguita con grande perizia, senza sbavature. La sezione strumentale è davvero di una potenza disarmante!

Ogni tanto, come se non bastasse, parte anche qualche riferimento alla NWOBHM, di quella stradaiola e indisciplinata, certo non quelle divagazioni e tentazioni verso il Progressive Rock che talvolta affliggono, visti i risultati non sempre adeguati, alcune band della corrente Heavy Metal britannica ormai abbastanza bollite dopo tanti anni di militanza. Punk Metal di sicuro, anche se di quello ben eseguito, che p sguaiato nella forma, ma non nella sostanza: non reputo il Punk Metal un genere autonomo, non ne ravvedo un vero ramo di sviluppo: diciamo che tendo ad infilarci cose davvero indefinibili e sovversive come i primi Voivod, quelli antecedenti a “Nothingface”, oppure “Deathcrush” dei Mayhem, che nel 1987 per me non erano Black Metal, ma nemmeno Thrash o Death Metal: erano una cosa a parte, con un’attitudine grezza che ricollego, appunto, al Punk! 

Ecco, qui non c’è nulla di ciò: è tutto bello quadrato ed eseguito con tecnica ineccepibile! Nessun bisogno di fare sfoggio di chissà quali virtuosismi, perché signori, qui si va di grezzume che è una meraviglia, ma lo si fa con metodo e criterio. I musicisti sanno fare il loro sporco lavoro, e ce lo dimostrano in tutti questi 9 brani, non uno di meno: tutto bello compatto e concentrato in 34 minuti di martellamento sonoro, senza pietà! Bravi, complimenti! La timbrica vocale è anch’essa perfetta per il genere, e non sfigura affatto rispetto a qualsiasi cantante di band Thrash Metal anche ben conosciute! Quindi, a parte il florilegio lessicale che non risparmia nessun riferimento a qualsivoglia funzione fisiologica più o meno nobile, accettando di buon grado quest’ironia a dir poco grossolana, si può benissimo dire che i nostri Sfregio spaccano – o sfregiano – di brutto!

Recensore: LV-426
Voto: 80/10

Tracklist:
01. Ciabatte e spazzolino
02. Vico dei Cartai
03. Psycho Figa
04. Plastica
05. Cinesate
06. Cinesi
07. Giocatori di Tennent’s
08. Bio
09. Non rompere i coglioni

Line-up:
Il Grinder - Bass, Vocals (backing) 
Ylme - Drums 
Doc - Guitars
Dirty Seth - Vocals (lead), Guitars

Web:
Bandcamp
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