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ARCANE TALES "Until Where the Northern Lights Reign"


Full-length, Broken Bones Promotion
(2024)

Ma guarda guarda cosa abbiamo qui! Una one-man band italiana dedita ad un Power Metal sinfonico con influenze estreme, come il ricorso al pattern di batteria conosciuto come blast-beat (introdotto a partire dal Grindcore punk, poi reso metricamente corretto da gente come Pete “Commando” Sandoval dei Morbid Angel e quindi adottato largamente dal Death e Black Metal) nonché qualche verso interpretato in screaming vocals, ovvero il gracchiare stregonesco tipico del Black Metal da Bathory in poi! Con una simile formula, e dati i miei gusti musicali, qui si vince facile!

La soluzione della one-man band, in cui un solo musicista prende le redini di un intero progetto, in cui compone tutta la musica, i testi, quindi si occupa di cantare e suonare tutti gli strumenti, è qualcosa che mi ha sempre affascinato! Approccio non certo inusuale nel metal estremo, dove prevale una certa esaltazione dell’individualismo, e ricordo benissimo quando, molti inverni addietro, scoprii la musica prodotta da quel famoso (o meglio, famigerato) progetto Black Metal norvegese dei primi anni ‘90, messo in piedi da un solo, peculiare personaggio, oggi innominabile, discutibile dal punto di vista delle idee e delle gesta poco consone al viver civile, indiscutibile in quanto caposaldo assoluto di uno stile musicale che ha contribuito, in brevissimo tempo, a definire! Ma qui siamo dalle parti anche d’un certo Power Metal di stampo Rhapsody (con o senza la postilla “Of Fire”), quindi quel gusto per la magniloquenza sinfonico-orchestrale e per quelle melodie che Luca Turilli incise nei solchi dei suoi dischi e nelle nostre circonvoluzioni cerebrali! Non importa quale sia il vostro genere preferito, se siete come me, perfino in questo neonato 2024, sarete tutti lì a cantare (nel mio caso, stonando come una campana!) “For the king, for the land, for the mountains, for the green valleys where dragons fly! For the glory, the power to win the black lord, I will search for the emerald sword” e si ritorna in un baleno nel 1998, segno che certa musica è ormai scolpita nell’eternità.

Metto subito le mani avanti, dicendo cosa non mi piace troppo di questo settimo lavoro del mastermind dietro il progetto Arcane Tales, ovvero Luigi Soranno: la batteria è digitale, una drum-machine ben programmata, cioè coerente con quanto eseguibile da un batterista in carne ed ossa, e il metronomo è settato su livelli umani e credibili, però i campionamenti delle varie percussioni non mi piacciono troppo: suonano un po’ troppo artificiali, e la resa finale è quasi meccanica, asettica! Non ho nessun pregiudizio contro la batteria programmata, anzi, da unico elemento d’un progetto solista (dalla proposta non troppo dissimile da quella che mi trovo qui a recensire!) ne sfrutto anch’io le potenzialità! Forse c’era da lavorare di più di umanizzazione, mandando cioè un po’ fuori griglia i vari beat, e gestire meglio le dinamiche degli stessi, in modo che ogni colpo non suoni troppo uguale a tutti gli altri. Per il resto, tutto ottimo e abbondante, ma senza strafare, avendo il contegno di far durare l’album 43 minuti, senza quindi abusare della soglia di attenzione dell’ascoltatore: a livello tecnico ed esecutivo, me ne sto qui ad ascoltare in silenzio e a fine spettacolo un applauso ci scappa di sicuro! Complimenti per la voce pulita, che non ci lacera i timpani con frequenze elevatissime, e credibile anche lo scream che, come detto, emerge in modo sporadico, ma efficace! L’uso nel Power Metal di elementi estremi non è più inedito, infatti già gli italiani Frozen Crown e i (sublimi) canadesi Unleash The Archers usano questi richiami nel loro amalgama sonoro, e con successo!

Le melodie sono quasi sempre a carico del sintetizzatore o delle linee vocali, con la chitarra per lo più impostata su un solido ruolo ritmico, con plettrata alternata a corda stoppata come da tradizione Speed Metal: da grande amante dei fraseggi solisti di chitarra, questa è una scelta stilistica magari non proprio nelle mie corde, ma stiamo parlando di sfumature dettate da gusti soggettivi, che non inficiano sul giudizio finale! Gli assoli, tra l’altro, non mancano, e anche in questo caso, tanto di cappello, in quanto io non saprei scriverne nemmeno mezzo, limitandomi, nel mio stile, a fare articolati giri melodici che però non possono essere definiti “guitar solos” in senso stretto! Quindi possiamo concludere consigliando questo disco a tutti gli appassionati di certe sonorità, scaturite da quel “Legendary Tales” del 1997 e destinate a resistere ancora a lungo!

Recensore: LV-426
Voto: 8/10

Tracklist:

1. One Last Ride
2. King of Kings 
3. The Dark Portals of Agony 
4. Dwarven Storm
5. Dead Hordes Ride From Hell 
6. Last Shàranworld's Hope 
7. Against the Legions of Darkness 
8. We Will Meet Again 
9. Until Where the Northern Lights Reign

Line-up:
Luigi Soranno - Everything


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