NECROART "The Highest Law" (Recensione)

 

Full-length, Nova Era Records 
(2023)

Attivi sin dal 1999, i lombradi Necroart propongono con questo loro quinto album intitolato "The Highest Law" un qualcosa di realmente affascinante e peculiare. Il sound di questa band è infatti influenzato da vari generi, ma spiccano tra questi il death/black metal melodico e il doom. La band è molto abile nell'aggredire l'ascoltatore con parti aggressive che si alternano ad altre molto più ragionate, e questo si può già scorgere dal secondo brano in scaletta (che segue una sorta di intro intitolato "Inhale"), ovvero "Son of Worms", brano molto dinamico e sostanzialmente dall'attitudine in your face.

Con il terzo episodio in scaletta "Still Dying God" si inizia a scoprire qualcosa di nuovo in questa band: le strutture appaiono più dilatate e melodiche, la voce si fa quasi narrata e le chitarre acustiche rimandano a certi Opeth, come anche il sound in generale che potrebbe ricordare qualcosa della famosa band svedese, soprattutto quella di inizio/metà carriera, ma si sentono anche influssi di black metal sinfonico e parti più dark tipiche di band come Katatonia e Anathema. Interessante è anche il lavoro a livello ritmico, infatti il batterista Marco Binda arricchisce il tessuto sonoro con molti fill sui tom e un andamento non proprio lineare della batteria. 

Il lato più introspettivo della band trova in un brano come "The Highest Law", uno dei punti più significativi del platter, il quale presenta toni pacati e tristi, con le tastiere che fanno un gran lavoro di arrangiamento e un finale in crescendo che richiama per certi versi un po' di progressive rock e metal. Dopo l'intermezzo elettronico-sperimentale "For Any Earth Is Sky" la band si avvia verso il finale del disco, con alcuni degli episodi migliori del lotto, tra cui "Calvario", che resta sospeso tra un depressive black metal/rock che ricorda qualcosa dei purtroppo dimenticati Lifelover, ed è l'unico episodio interamente cantato in italiano. Anche qui la melodia è al fulcro di tutto, e le tastiere si mescolano alle chitarre ottime di Davide Zampa e Filippo Galbusera. Poi abbiamo un altro brano degno di menzione, "The Hangman's Noose", contraddistinto da accelerazioni symphonic black metal che rimandano la memoria a formazioni come Limbonic Art e primi Ancient, e infine la conclusiva outro "Exhale", che tocca territori oscuri vicini al dark ambient.

In conclusione, un lavoro più che buono, forse leggermente scontato man mano che procede perchè non offre reali spunti nuovi tra i vari brani, ma comunque la qualità media resta piuttosto alta lungo tutta la durata del disco, e quindi è inutile cercare il pelo nell'uovo...Band da seguire per chi ama la frangia più melodica del metal estremo, poco ma sicuro.

Recensore: Marco Landi
Voto: 7/10

Tracklist:
1. Inhale 
2. Son of Worms 
3. Still Dying God 
4. The Highest Law
5. For Any Earth Is Sky 
6. Calvario 
7. The Hangman's Noose 
8. Exhale

Line-up:
Max - Vocals
Filippo - Guitar
Marco Binda - Guitar
Davide - Keyboards & synth
Daniele - Bass
Paolo - Drums 

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