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ANEURISMA "Inside My Rage" (Recensione)


Full-length, Ghost Record Label
(2021)

Febbraio 2022. Siamo ormai a due anni dall’inizio di questa pagina orribile del mondo, forse stiamo uscendo dal tunnel e ricominciamo a vivere. La spinta propulsiva per vedere la luce può essere per tanti, compreso me, la musica, la musica che tanto amiamo, sia per chi la fa, sia per chi la recensisce, ma visto che comunque siamo ancora un po’ incazzati, cosa c’è di meglio che un bella scarica di Grunge/Alternative Rock per farcela passare meglio?

Ad uopo arrivano i pescaresi Aneurisma il cui album di debutto, adesso in recensione, è promosso e distribuito dalla Ghost Label Records. Il trio è composto da Antonio Orlando: voce e chitarra, Ettore Saluci: batteria e Luca Degl’Innocenti: basso. Il disco si compone di undici tracce per circa quarantacinque minuti di musica. Con la title track "Inside My Rage" batteria e chitarra sono subito in primo piano, il sound appare immediatamente aggressivo, la voce è tirata ma nello stesso tempo melodica, soprattutto in corrispondenza del ritornello. Una title-track davvero scoppiettante. A metà del brano i toni si abbassano e solo la chitarra “arpeggia” in modo rassicurante, poi piano piano il ritmo, come un’onda si alza e il pezzo si chiude con fragore; Proseguiamo con "Come Undone". La batteria apre le danze ed a ruota parte la chitarra con un riff astioso, il sound è incalzante, la voce è al limite del “rappato” con la seconda voce che incarna perfettamente il mood grunge/alternative rock. Si continua con "Lost My Way", dove il basso inizia a tastare il terreno, il comparto strumentale sfonda letteralmente le casse acustiche, poi...una chitarra leggiadra e la voce, quest’ultima molto neutra, il ritornello è decisamente cattivo, l’assolo di chitarra che ne sussegue è sporchissimo ma rende un sacco, invece la successiva Shame inizia quasi con il freno tirato, ritmi decisamente blandi e nonostante la voce sia aggressiva si fatica a partire, ma quando parte ha quel non so che di vintage, facendomi venire in mente lontani ricordi di quel grunge ascoltato fino a farmi cadere le orecchie. Bellissimo pezzo, passionale e tristissimo.

"Never Say" è la quinta traccia di questo disco, il freno qui non c’è e si parte spediti, velocità e carisma tutti in uno, rabbia e decisione, batteria grossa e chitarra ferina, il basso cala i toni ed il sound è profondo. Il brano man mano che passano i minuti diventa entusiasmante, con degli sprazzi di tranquillità alternati a stoccate di rock roccioso. Il solo di chitarra sul finire è davvero ben realizzato. In successione troviamo "Plastic Mask", un brano questo che inizia con una chitarra quasi sognante che fa capolino ad una batteria che conserva lo stesso andamento. La voce anche qui è sul malinconico/neutra, i ritmi sono molto tranquilli e rilassati, quel rock leggero che depura le orecchie frastornate, il ritornello è davvero delizioso e rimane in testa. Oltre i quattro minuti i rirmi si impennano improvvisamente, movimentando il pezzo che si chiude come era iniziato. "Insanity" attacca l’ascoltatore con un bel virtuosismo di batteria, ed ecco a seguire una chitarra ruspante che dinamizza il tutto, sinceramente mi sembra di essere in un frullatore, pezzo davvero pazzo. Sui due minuti l’assolo spacca tutto, un brano decisamente divertente ed energico. Ottava sul listino troviamo "Waste", con il suo arpeggio di chitarra iniziale, la batteria delicata ed il basso. Grunge allo stato puro, il tutto culminato con il ritornello che per chi ama questo genere musicale è una vera goduria.

"Coma", la nona traccia, invece inizia con un riff di chitarra etereo e rarefatto la voce è particolare, quasi insinuatoria, poi un cazzotto in faccia è i ritmi esplodono, tutto si innalza, quattro minuti di fuochi artificiali e rabbia. "I Don’t Think I Hate Myself", questo è il decimo pezzo, il più lungo con quasi sette minuti. La chitarra sembra una pantera in procinto di attaccare, mentre il cantante riversa le sue rime nelle casse dello stereo, infatti appena distogli l’attenzione il ritmo insorge come una cuspide e poi torna ad acquietarsi in attesa della prossima impennata, che si concretizza qualche secondo dopo in corrispondenza di un bel solo di chitarra, un brano lungo, passionale ed intenso, in assoluto quello che mi ha emozionato di più di tutto il disco. Il disco finisce con "Nitro", un brano completamente strumentale di circa due minuti, un pezzo cazzuto come pochi dove il muro sonoro espresso dai tre pescaresi è immane; il riff di chitarra profuso per tutto il componimento, lo affetta come il burro fuso. Mi piace.

Considerazioni finali: bene! Un disco di grunge nel 2022 mi mancava e sono assolutamente contento di averlo ascoltato e recensito, sì perché è un lavoro di pregevole fattura, i musicisti hanno messo anima e corpo in questo prodotto e si sente davvero tanto, un album che deve essere ascoltato con tranquillità per assaporarne la vera essenza e per capirlo a fondo. Siamo pieni ormai di dischi di meravigliosa fattura ma che alla fine dell’ascolto rimangono nello scaffale senza lasciarci nulla, questo invece lascia un non so che di amaro, nostalgico e meravigliosamente rock nell’aria. Ogni amante della musica è inviato dal sottoscritto ad ascoltarlo almeno una volta e poi trarne le debite conclusioni.

Recensione a cura di Igor Gazza
Valutazione: 8/10

Tracklist:
01. Inside My Rage
02. Come Undone
03. Lost My Way
04. Shame
05. Never Say
06. Plastic Mask
07. Insanity
08. Waste
09. Coma
10. I Don’t Think I Hate Myself
11. Nitro [Instrumental]

Line-up:
Antonio Orlando - voce e chitarra
Luca Degl’Innocenti - basso e cori
Ettore Saluci - batteria

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