FAUSTUS "Memoriam" (Recensione)
Full-length, Go Loud Agency
(2022)
Il djent metal ha nel tempo guadagnato stima e si è fatto via via più interessante, per la sua capacità di sapersi plasmare con altri stili di metal quali il thrash, il death e altro ancora. Certo, potrebbe essere stato anche il contrario, ma sarebbe un po' come disquisire se sia nato prima l'uovo o la gallina, quindi chiudiamola pure qui. Di fatto, questi Faustus propongono un interessantissimo ibrido tra death metal e djent metal. Sia chiaro che a casa mia questo disco lo classificherei come death metal, ma è indubbio che le chitarre peschino un po' da entrambi i generi. Ci sono i riff vorticosi e devastanti del death metal e i blast beat tipici sempre di questo genere, ma i frequenti viaggi in certo -core, in certo -groove e appunto, in certo -djent possono tranquillamente essere associati a questa band.
Ne sono un valido esempio di questo stile personale le prime due tracce, dove possiamo trovare tutto quello che ho descritto finora. Se avete memoria, basta che torniate indietro nel tempo, verso la fine degli anni Novanta, quando i Meshuggah sfornavano quello che è per il sottoscritto il loro album più devastante, ovvero "Chaosphere", fulgido esempio di connubio tra thrash, death e djent. Ecco, è proprio con questo esempio che vorrei rendervi l'idea di come si presenta questo "Memoriam". Ma ovviamente la festa non si limita alle prime due tracce, perchè tutto l'album è travolgente. Come non citare la marziale e angosciante "Anhedonia", pezzo tra i più carichi di groove dell'album. E ancora, "Sleep", che fa da singolo e video apripista di questo album e non a caso: con un inizio cervellotico e con rullate di batteria in crescendo, poi il brano si apre verso l'impatto e non lascia prigionieri.
Una sezione ritmica ottima formata da Oskar Pärlenskog alla batteria e da Nils Hedberg al basso, sorregge le complesse strutture costruite da riff di chitarra affilati e potentissimi. Non mancano i tipici pattern alla Thomas Haake, ovvero sincopati e pieni di ghost notes, ma non siamo al cospetto di un plagio, ma bensì di un omaggio, a mio modesto parere. Le uniche due tracce che non mi hanno convinto appieno sono "Tempus" e "From the Beginning to the End", non perchè siano brutte, ma perchè non presentano lampi di genio come le altre, forse adagiandosi su atmosfere leggermente più prevedibili del solito. A parte due canzoni un po' sottotono, il resto dell'album è ricco, potente e carico di ottime idee. Una band da tenere d'occhio, questo sono i Faustus.
Recensore: Marco Landi
Voto: 8/10
1. Deprived of liberty
2. Psychogenic
3. Anhedonia
4. Existence, Death
5. The Creation of what's called Hell
6. Architect of Ruin
7. Sleep
8. Tempus
9. Obscurity
10. From the Beginning to the End
11. XI
Line-up:
Oskar Pärlenskog – Drums
Anton Pärlenskog – Guitar
Mattias Lövhaga – Guitar
Nils Hedberg – Bass
Ludvig Setterlind – Vocals
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