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SEPTEMBER DAMAGE "Perception of Reality" (Recensione)

 


EP, Autoproduzione
(2022)

Sono passati ben sei anni da "Timebound", ultimo full-length inciso dai September Damage, ensemble tutto italiano che oggi torna sul mercato con un ep intitolato "Perception of Reality". Lo stile di questa band attinge soprattutto da certo metal estremo e al tempo stesso melodico, e in questi brani vengono a galla anche altre influenze che guardano molto al metal odierno, cercando però di rimanere comunque entro i confini di un melodic death/black metal, ben eseguito e ben costruito. La band non cerca chissà quale soluzione originale e ha l'accortezza di non fare il passo più lungo della gamba, fermandosi dove evidentemente deve fermarsi, ovvero proponendo ciò che sa fare meglio. Da questo modo di intendere la composizione ne nascono brani abbastanza lineari, ma l tempo stesso non banali. L'apertura, affidata a "Invisible Soul", ha un riff portante semplice ma ficcante, che si memorizza subito. Il ritornello ha degli ottimi inserti di tastiera che ammantano di grigio le note di questo brano. La voce si alterna tra scream e growl. Ci sono degli stacchi che creano suspence e poi delle ripartenze davvero azzeccate che danno dinamica e grinta ad un brano davvero riuscito. Ottimo biglietto da visita per iniziare!

La seconda traccia "Tools or Victims" si apre in maniera più pesante e cadenzata, qui la velocità è messa un po' da parte per dare più spazio alla malinconia e a riff dal vago sapore industrial. E in questo caso al melodic death dei Nostri si unisce qualcosa di vagamente simile a formazioni di avantgarde o symphonic metal come The Kovenant o Old Man's Child. In generale le tinteggiature dark sono ben presenti in tutti i brani. "Toxic Instrumental Vibes" funge da spartiacque, con le sue atmosfere horror, durando solo un minuto circa, e si riprende con l'ultima traccia "Memories Don't Die", traccia malinconica all'inizio ma che esplode poi in tutta la sua potenza, con un drumming sparato a cura di Francesco Caliri, abile anche con la doppia cassa. Da segnalare anche il lavoro di chitarra, ispirato, roccioso ma anche molto variegato e capace di fondersi con le tastiere, creando delle gran belle atmosfere. Anche in fase solista abbiamo ottime cose da ascoltare a livello chitarristico.

In definitiva mi sento di promuovere appieno questo ep, che ha l'unico difetto di durare troppo poco. Questa band comunque è molto matura, si sente che è in giro da molti anni e speriamo che questo ep preannunci un proseguimento di carriera ricco di altre produzioni.

Recensione a cura di Sonic Sonia
Voto: 70/100

Tracklist:
1. Invisible Soul
2. Tools or Victims
3. Toxic Instrumental Vibes 
4. Memories Don't Die

Line-up:
Devid Rugiero - Everything, Guitars, Guitars (rhythm), Vocals
Francesco Caliri - Drums
Gianluca Andreacchi - Guitars (rhythm), Vocals (backing)
Franco Fabbri - Bass

Web:
Bandcamp
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