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Intervista: KALAH


Intervistiamo i Kalah, band che non sapremmo bene come etichettare, anche se ci abbiamo provato nella nostra recensione che trovate QUI. In ogni caso una band italiana da tenere d'occhio, perchè loro davvero sono parecchie spanne avanti a tanti altri. Buona lettura.

01. Ciao, parlateci del vostro ultimo album!
Claudia: “And Yet It Dreams” è un concept fantascientifico ambientato in un futuro distopico, dove l’umanità, già decimata da una catastrofe ambientale, è relegata in compound tecnologicamente avanzati. Dipendenti in tutto da AI, gli esseri umani si mostrano indolenti e disinteressati, perseverando piuttosto in quei comportamenti e in quelle azioni che li stanno avvicinando al rischio di un'estinzione di massa. Qui si svolge la storia di “45”, un androide scartato come difettoso a causa della sua capacità di mostrare intelligenza emozionale. La sua fuga, la scoperta della natura e di come l’uomo la sfrutta selvaggiamente per il proprio tornaconto porteranno 45 a porsi alcune domande fondamentali e a sfidare lo status quo.

02. Come e quando nasce la vostra band? Arrivavate già da precedenti esperienze musicali?
Mario: La nostra band nasce nell'ormai lontano 2020, di base è nato tutto dalla volontà di fare buona musica, stando insieme e divertendosi. Io personalmente avevo già suonato in altre band, ma in tutt'altro genere, tipo pop-punk (da sbarbo penso chiunque, ride) e rock. Diciamo che per me è stata la prima volta in cui scrivo e suono musica Metal e di un certo livello e soprattutto in cui non si è mai contemplato il discorso “Cover Band” o “Cover” (ride).

03. Come è nata la collaborazione con Nova Era Records?
Dario: La collaborazione è nata un po' per caso. Nova era è una di quelle etichette che ci ha contattato nel momento in cui stavamo cercando chi rilasciasse il nostro ultimo disco. Abbiamo scelto di collaborare con loro perché crediamo che sia una realtà interessante a livello italiano e abbia la voglia di impegnarsi e di crescere.


04. Forse è presto per parlare di nuova musica, ma state per caso componendo qualcosa di nuovo e come pensate che suonerà?
Claudia: Al momento siamo focalizzati sulla promozione di “And Yet It Dreams”. Per il precedente album abbiamo lavorato molto nella promozione dal vivo e l’idea sarebbe quella di replicare. Ritorneremo a comporre molto presto e già mi immagino qualcosa di differente rispetto a questo album in coerenza con la nostra idea di contaminazione tra più generi, ma ogni cosa a suo tempo. Ritengo che la fretta sia cattiva consigliera e che senza una buona ispirazione e un profondo e personale lavoro di “ricerca” si finisca solo per alimentare la musica di consumo dove si deve produrre per il fine della produzione stessa privilegiando la novità alla durata.
Mario: Chi lo sa, l’ispirazione può arrivare in qualsiasi momento! Qualsiasi cosa dovessimo fare o produrre, suonerà sicuramente diversa rispetto alle produzioni precedenti. Se produrre musica nuova deve essere una mera copia di quella vecchia, tanto vale lasciar perdere secondo noi.

05. La vostra musica sembra non avere confini e per comodità userei il termine "alternative metal". Volete però spiegarci esattamente cosa proponete? Era un vostro intento preciso raggiungere questo risultato?
Mario: è sempre difficile etichettare o definire quello che facciamo, si potrebbe forse dire “Electronic Metalcore” o “Electronic Melodic Metal”... ma così omettiamo la componente “Progressive” che sta prepotentemente prendendo la scena, specie nell’ultimo album “And Yet It Dreams”. La nostra volontà è quella di proporre un Metal dallo stampo moderno e dalle forti venature elettroniche, questo cambiamento così netto (rispetto agli EP) è frutto sia della volontà di cambiare proponendo qualcosa di nuovo, ma anche dal fatto che cambiare ed evolversi è inevitabile e anche frutto della casualità e di un momento particolare. Se “alternative Metal” comprende anche le scelte più disparate e che hanno a che fare poco o nulla con il Metal, allora direi che va bene (ride).

06. Credete che nel 2024 finalmente il metal italiano abbia il suo giusto riconoscimento? E in caso contrario, cosa pensate che manchi alla nostra Nazione rispetto ad altre?
Alessio: Purtroppo quello che manca è il pubblico. Mi spiego: ai grandi eventi la partecipazione è altissima, ma per i concerti minori o underground non è la stessa cosa. Abbiamo storicamente un problema di esterofilia e tendiamo a “deprezzare” il valore delle band italiane, nonostante al giorno d’oggi ce ne siano tante validissime. Mancano anche i locali, perché nonostante alcune solide realtà localizzate nelle grandi città, c’è poco altro.

07. Quali sono le band che più vi hanno influenzato e quelle che ancora vi influenzano?
Claudia: all’interno dei Kalah ci sono gusti molto eterogenei. Un riferimento per me sono band come In Flames, Igorrr e System Of A Down
Mario: come dice Claudia, il bello della nostra band è che abbiamo tutti influenze e gusti diversi. Per quanto mi riguarda, le mie influenze maggiori sono Alter Bridge, Polyphia, Vola, Voyager ma non disdegno anche artisti di altri generi come Mark Lettieri, Django Reinhardt, Jamiroquai, etc etc..
Dario: Dall’elettronica di Jean Michel Jarre alla Techno Hardstyle. Dal progressive dei King Krimson al pop dei Queen. Credo che all’interno del gruppo sia difficile fare nomi e dare riferimenti precisi. Ascoltiamo di tutto e cerchiamo di prendere qua e là quello che più ci piace.

08. Abbiamo finito, lasciate un ultimo messaggio ai nostri lettori!
Claudia: un ringraziamento a Hot Music Zine per averci concesso questo spazio e un abbraccio a tutti i lettori!


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