CRIMINAL MADHOUSE CONSPIRACY "Criminal Madhouse Conspiracy" (Recensione)
Full-length, Time To Kill Records
(2022)
A due anni dalla loro fondazione e con un solo singolo all'attivo, i romani Criminal Madhouse Conspiracy hanno finalmente rilasciato l'omonimo 'album di debutto, uscito a fine settembre sotto l'etichetta nostrana Time To Kill Records, un breve ma conciso lavoro dai toni feroci e graffianti. La band composta dai compagni d'armi dei Grimace Gall Ferdinando "Nanduk" Barone alla voce e Francesco "Krundaal" Romano alla batteria, dal solido duo di chitarre Stefano "Crossviolator" Croce e Fabio "Tremor" Ciccone e dal bassista Marco "Nacho" Mercuri, presenta in appena ventisei minuti un sound massiccio e aggressivo a metĆ tra il thrash e il groove metal, mostrando nelle otto brevi tracce delle linee melodiche davvero intriganti, prive di qualsivoglia raffinatezza, un'identitĆ giĆ ben definita. Crossviolator e Tremor alternano riff melodici e assoli graffianti, prodotti di un notevole bagaglio tecnico, mentre il growl aspro di Nanduk vomita malvagitĆ e durezza, il tutto accompagnato dalle armonie di basso di Nacho, a guidare l'ascoltatore in un abisso di orrore, di stati d'animo contrapposti e di follia.
L'artwork del lavoro rappresenta un vecchio manicomio abbandonato su di uno sfondo macabro, a svelare l'essenza oscura del lavoro brillantemente anticipata dall'intro semi-acustica dai toni lugubri di "Thrashed", seguita da un attacco thrash/groove martellante e deciso; il brano d'apertura è guidato dal cantanto rabbioso di Nanduk e dalla batteria massiccia di Krundaal, tra gli assoli virtuosi dei due chitarristi e passaggi thrash/death. "Animal" è caratterizzata da un main-riff puramente thrash interrotto dal brillante assolo virtuoso che anticipa l'aggressività sonora del finale, poi sedata dall'outro di basso sinistra e tenebrosa da parte di Nacho, protagonista anche della breve e quasi rockeggiante "Spiritual Death", più lenta e ipnotica, con un assolo dai toni quasi progressive.
La strumentale dai richiami heavy "Desert Storm" anticipa il brano più lungo e incisivo del lavoro, "The Man Whose Name Was Written on Water", quasi cinque minuti di un thrash metal martellante dal riffing serrato e virtuoso, quasi al limite del technical death. Chiude il lavoro la ben più ragionata "Bones Behind", dall'introduzione melodica e dall'incedere lento e angosciante, con forti richiami heavy/doom e un cantanto sporco e brutale, quasi animalesco, conclusa da un lungo assolo repentino e serrato, ennesima dimostrazione dell'abilità tecnica dei due chitarristi, veri trascinatori del sound del gruppo.
I Criminal Madhouse Conspiracy sono piombati dal nulla sulla scena underground nostrana con un grande album di debutto, perfettamente definito in ogni sua sfumatura da far pensare ad un progetto ben più longevo: il thrash/groove metal trainante è qui rivisto in una versione estrema e rabbiosa, ben rappresentata dal growl di Nanduk, e le atmosfere mutano brillantemente tra ferocia e ritmiche lente e oppressive, senza mai annoiare nè far venir meno la qualità tecnica dei cinque. Un album dunque consigliato e a suo modo sorprendente, che fa ben sperare per le uscite future della neonata band romana.
Recensione a cura di Alessandro Pineschi
Voto: 73/100
Tracklist:
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