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PENTOTHAL "The Wicked Ritual" (Recensione)

Full-length, Independent
(2017)

Dietro al monicker Pentothal troviamo un solo musicista, tale Renato Moretti, poli-strumentista proveniente da Catania. Dopo un ep autoprodotto, questo musicista torna proprio in questi primi giorni di gennaio 2017 con il suo primo full-length, intitolato "The Wicked Ritual". Quello che ci troviamo ad ascoltare è un album inaspettatamente maturo e carico di fascino, dove le sonorità care a band come Opeth, Candlemass e Anathema sono le protagonoste indiscusse di quest'opera, ma dove si respira un feeling di sacralità che solo certi artisti riescono a far convogliare all'ascoltatore tramite il doom e generi correlati.

Quando dico che questo è un album "inaspettatamente maturo", intendo dire che guardando le foto del booklet del cd e leggendo la biografia, ci troviamo di fronte ad un giovane musicista, ma che parte con la giusta marcia per entrare subito nel cuore e nell'anima dell'ascoltatore.
Ecco quindi che il doom metal più classico si sposa con il feeling malinconico e quasi prog degli Opeth, regalandoci una musica di base abbastanza semplice, ma curata e convincente. Tutti gli aspetti sono stati curati al meglio, dalla produzione all'esecuzione. Il suono risulta molto pulito e la chitarra gode di una distorsione potente e definita. I riff di solito sono lineari ed evocativi nel loro lento incedere, mentre la batteria supporta al meglio tutto questo andando spesso a sottolineare vari passaggi con incursioni di doppia cassa.
Il piatto forte però, ovvero la classica ciliegina sulla torta, è data dalla voce di Renato, che gode di una ottima e calda timbrica, ben enfatizzata da un riverbero non ingombrante ma che riesce a riempire il suo cantato di enfasi ed epicità.

Nello specifico, ora esaminiamo un po' più approfonditamente il contenuto di questo "The Wicked Ritual". 
Il disco si apre con una intro strumentale, "Anima Satanae", molto oscura e con il suo organo da Chiesa che si poggia su accordi di chitarra molto tristi e assoli della stessa che convogliano l'ascoltatore nel clima di disperazione che trova poi pieno sfogo nella prima canzone del lotto, "The Wicked Ritual", un manifesto di doom metal in tutto e per tutto, con un clima di tensione palpabile che investe l'ascoltatore, in una canzone lenta e potente al tempo stesso. Bellissima la voce di Renato Moretti, capace di valorizzare al meglio tutto il reparto strumentale con le sue metriche e ritornelli che rimandano molto agli Opeth.
Si prosegue con "Desolation", aperta da chitarre acustiche malinconiche, che poi trovano sfogo in una canzone letteralmente da pelle d'oca, dove i riff si mescolano alle tastiere e dove  rintocchi di campana ci trasportano ad una atmosfera disperata e mortifera. La sezione ritmica in questo pezzo è ancora più lenta, e la voce è assente, ma vi assicuro che non se ne sente la mancanza, grazie anche a degli assoli di chitarra molto belli. Andiamo avanti con la sabbathiana "Moonlight", che ha un piglio un po' più deciso rispetto alla canzone precedente, e anche qui le tastiere svolgono un ruolo di ricamo marginale ma essenziale a creare la giusta atmosfera. Il pezzo poi prende una piega ancora più rock e si impenna in qualcosa di meno introspettivo del solito. Insomma, potremmo parlare di un brano in pieno stile rock anni Settanta, ma che mantiene le sue basi doom inalterate.

"Tears pt.1" ci riporta nella tristezza più profonda, con un toccante organo che si fa protagonista su un tappeto fatto di rumori di acqua che scorre e natura incontaminata. Dopo questa specie di interludio parte "The Dream", pezzo che risente anche un po' di certi Paradise Lost, con i suoi riff di chitarra che si incrociano e la doppia cassa incessante in apertura. Poi il pezzo si dipana nel solito doom-progressive che spesso abbiamo avuto modo di assaporare nell'arco di questo disco, che sta volgendo quasi al suo termine. La voce, i riff, la batteria lenta, tutto in questo pezzo trova una quadratura perfetta, e lo candida come uno degli highlight di tutto l'album!
Chiusura che sta per arrivare con la splendida "Earthrise", una traccia quasi ambient molto emozionale, dove la distorsione è nuovamente messa da parte e si respira un senso di pace, dopo tanto tormento. Ma quando tutto sembra finito, arriva di nuovo l'inquietudine a squarciare quei pochi raggi di sole che si erano aperti con "Earthrise". L'ultima traccia "Tears pt.2", è infatti in linea con il tessuto doom che abbiamo affrontato durante tutto l'album, e anch'essa fa trapelare un senso di malinconia molto forte.

In definitiva possiamo affermare che questo album sarà graditissimo da tutti i fan del doom e di sonorità introspettive in genere. Un album , questo "The Wicked Ritual", che non solo ha il pregio di contenere grande musica, ma anche quello di saper toccare l'animo in maniera impressionante. Oltretutto, pone anche alla nostra attenzione un nuovo musicista che, ne sono sicuro, ci regalerà ancora grandi sorprese. 

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 79/100

Tracklist:
1. Anima Satanæ (intro)
2. The Wicked Ritual
3. Desolation
4. Moonlight
5. Tears pt.1
6. The Dream
7. Tears pt 2
8. Earthrise

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