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PALKOSCENIKO AL NEON "Radice di Due" (Recensione)

Full-length, Independent
(2016)

Quando la musica è sincera e quando chi la suona ha l'animo pulito e schietto, può venire fuori un prodotto come questo "Radice di Due" dei nostrani Palkosceniko Al Neon (Roma). Ma prima di passare all'analisi del disco, percorriamo un po' la storia di questa band e cosa l'ha portata ai giorni nostri. "In 10 anni di vita Palkosceniko al neon suona tantissimo (più di trecento live) partecipando a festival piu` e meno grandi (Renoize, Resistenza elettrica a Torino, Monterocktondo, Vicostock, Vudstock in Sabina, Festival delle culture antifasciste a Bologna, Xeno Festival, Nolebol Fest, Pecora Nera Festival,Daviday) aprendo i concerti di artisti come Uk Subs, Il teatro degli orrori, Punkreas, Yo yo mundi, Tre allegri ragazzi morti, The real McKenzies, Umberto Palazzo e il santo niente, Remo remotti, Dogs(Raw power+Derozer), Ardecore, Assalti Frontali,Luminal, Surgery, Il Muro Del Canto,Gronge,Fuzz Orchestra e molti altri..". 
Queste le credenziali dei Nostri, e direi che si sono dati molto da fare.

Una buona manciata di dischi, un ep e tanti concerti hanno spalancato le porte a questo nuovo "Radice di Due", e direi che il tutto sembra essere stato funzionale nell'offrirci oggi un gruppo dotatissimo, maturo e dalla personalità molto spiccata, che si esprime in testi introspettivi e in una musica che abbraccia l'hardcore, ma anche altri generi, e infatti potremmo parlare di crossover, sebbene la loro base rimanga ben ancorata a quella -core. Apre il disco "Re Nudo", tra tempi incalzanti e sincopati di batteria che presto si lanceranno in un hardcore furioso e chitarre fragorose, a tratti dissonanti, ma per lo più votate a riff aperti e potenti. Il tutto forma un muro di suono notevole, sul quale si sposa la voce di Stefano Tarquini, acuta, rabbiosa e velenosa, coi suoi testi in italiano che raccontano molto di noi, dei nostri rapporti e dei nostri legami interpersonali, di qualsiasi natura, il tutto filtrato sotto una lente un po' cinica.
Il secondo brano, "Tempi Moderni" è un altro assalto di chitarre e batteria dirompenti che travolgono tutto, mentre la terza "Mangia Insieme a Noi" parte un po' più lenta, per poi svilupparsi in un punk-hc melodico che molto mi ha ricordato i Negazione di episodi come "Il Giorno Del Sole", "Brucia di Vita" o "Sempre in Bilico, sia per l'approccio musicale che per quello vocale di Stefano. Sono infatti le melodie vocali a farla da padrone in questo pezzo, che ha il grande pregio di colpire con pochi accordi ma grande gusto e trasporto.
"Quello che non voglio" è rabbia, è frustrazione, è chitarre stridenti, break e ripartenze, per poi di nuovo gettarsi a capofitto in un sound travolgente e veloce. Canzone che ha un suo perchè, un suo stile difficilmente catalogabile, meno ancora delle altre che l'hanno preceduta, ma interessante anche per questo!

Arriviamo quindi alla title track, "Radice di Due", sognante e al tempo stesso lunatica nella parte iniziale, che si evolve poi in un indie-alternative rock (inteso alla vecchia maniera, mi raccomando...), che cattura per la sua natura un po' criptica, che fa venir voglia di riascoltarla e scoprire sempre nuove sfaccettature.
Inutile dire che, in tutto questo, la band è preparatissima perchè, cominciando a tirare le prime somme, non è facile giocare in territori alternative, hardcore e crossover senza avere le carte in regola per farlo, che sono: ispirazione, tecnica, personalità e capacità di allestire un songwriting che non risulti poco convincente o confusionario, ma che anzi si riveli sempre sul pezzo, molto toccante e trascinante!
La batteria di Federico Cinquegrana è praticamente perfetta per questo genere e le chitarre di Emanuele Salvatori e Enrico Puliti sono protagoniste assolute di un sound dirompente ma mai banale, sempre ricercato ma non cadendo nel tranello dell'intellettualismo finto e fine a se stesso. Qui si suona del grande "rock", lo si fa con originalità, ma non si esagera mai, tutto rimane sempre al servizio delle canzoni, che infatti suonano alla grande. Potremmo idealmente tracciare un parallelo tra questa band e un mix tra Negazione, Rage Against The Machine e Sick Of It All, ma i nomi che potremmo chiamare in causa potrebbero essere molti altri...

Soprattutto la seconda parte del disco, e canzoni come "La Paura in Tasca", "Dillinger", e soprattutto "Otto Ore", mettono in risalto maggiormente la volontà dei Nostri di imbastire un discorso musicale ancora più votato alla non facile classificazione. Se nella prima parte della tracklist avevamo una prevalenza di potenza e melodia, con questi tra brani la band sposta leggermente l'asticella verso qualcosa di più strutturato e di difficile classificazione, e dove quindi la definizione di "crossover" diventa ancora più calzante. Poi arriva un episodio splendido come "Un Passo Falso (feat. D. Pandiscia - Underdog)" a ricordarci che qui ci sono emozioni vere e che l'anima hardcore ritorna nuovamente protagonista per offrirci quello che è indubbiamente uno dei brani migliori della tracklist, coi suoi riff avvolgenti, dotati di un velo di malinconia mista a rabbia e desolazione. 
Una menzione particolare va anche alla ottima produzione, che valorizza l'operato di tutti, e in particolare le chitarre e la batteria formano una amalgama di rara intensità, e il tutto ben sorretto dal basso rotondo e pulsante di Daniele Antolini.

Chiudono il disco la violenta e ottima "Omicidio" e "Sorella Minore (feat. D. Coccia - Il Muro del Canto)", quest'ultima che si esprime con belle chitarre acustiche e che anch'essa ricorda i Negazione più melodici e introspettivi. Una chiusura emozionante e bellissima per un disco che CHIUNQUE ami il rock vero, viscerale non dovrebbe lasciarsi sfuggire. Perchè potremmo ancora discutere ore su quale sia l'etichetta più idonea a desrivere la musica di questa band, ma quello che rimane impresso è solo un grandissimo affresco di emozioni, un'opera che travalicherà sicuramente molte epoche senza risentire delle mode che passano o di altro. Un disco fatto per rimanere nei cuori di chi lo saprà accogliere.

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 80/100

Tracklist:
1. Re Nudo (2:23)
2. Tempi Moderni (3:03)
3. Mangia Insieme a Noi (3:32)
4. Quello che non Voglio (3:14)
5. Radice di Due (3:24)
6. La Paura in Tasca (3:24)
7. Dillinger (2:52)
8. Otto Ore (4:08)
9. Un Passo Falso (feat. D. Pandiscia - Underdog) (2:54)
10. Omicidio (2:20)
11. Sorella Minore (feat. D. Coccia - Il Muro del Canto) (3:45)

DURATA TOTALE: 35 minuti circa

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